Uovo nécessaire
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Uovo nécessaire | |
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Anno | 1889 |
Primo proprietario | Marija Fëdorovna Romanova |
Attuale proprietario | |
Istituzione o individuo | è una delle uova andate perdute |
Caratteristiche | |
Materiali | oro, zaffiri, smeraldi, rubini, diamanti |
Sorpresa | |
probabilmente un set di 13 oggetti da toilette femminili, in oro tempestati di diamanti |
L'Uovo nécessaire è uno delle uova imperiali Fabergé, un uovo di Pasqua gioiello che il penultimo Zar di Russia, Alessandro III donò a sua moglie, la Zarina Marija Fëdorovna nel 1889.[1]
Fu fabbricato a San Pietroburgo sotto la supervisione del gioielliere russo Peter Carl Fabergé della Maison Fabergé.
È uno delle otto uova imperiali Fabergé andate perdute.
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]Poiché non si conoscono immagini dell'Uovo nécessaire o di uno qualsiasi degli oggetti al suo interno, alcune brevi descrizioni sono tutto ciò di cui disponiamo per ricostruire la struttura dell'uovo e la natura della sorpresa:[2]
- fattura inviata da Fabergé allo Zar: "Uovo nécessaire, stile Luigi XV, 1900 rubli, San Pietroburgo 4 maggio 1889",
- inventario dei beni nel Palazzo di Gatčina del 1891 circa: "Uovo decorato con pietre, contenente articoli da toilette per signora, 13 pezzi",
- inventario del 1917 di tesori imperiali confiscati dal governo provvisorio: "Uovo nécessaire d'oro, decorato con pietre preziose",
- inventario dei beni trasferiti nel 1922 al Sovnarkom: "1 Uovo nécessaire d'oro con diamanti, rubini, smeraldi ed uno zaffiro".[3]
Quest'uovo è stato progettato come un astuccio contenente oggetti da toilette femminili: probabilmente una serie di 13 attrezzi per manicure da donna tempestati di diamanti, che ne costituiscono la sorpresa.[2]
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Dopo che, il 9 aprile 1889 Alessandro III donò l'uovo a sua moglie, Marija Fëdorovna, fu custodito presso la reggia di Gatčina e fu portato almeno una volta a Mosca, come dimostrato da una fattura per il viaggio che descrive l'uovo.[2]
Dopo la rivoluzione del 1917 l'Uovo nécessaire fu sequestrato insieme al resto delle uova imperiali Fabergé, e inviato al Palazzo dell'Armeria del Cremlino. Durante la prima parte del 1922 l'uovo è stato trasferito al Sovnarkom, dopo di che se ne sono perse le tracce.[2]
La descrizione di un oggetto che potrebbe essere l'Uovo nécessaire compare nel catalogo di una mostra di opere di Fabergé che nel novembre 1949 si tenne da Wartski, in Regent Street a Londra:
«Un pregevole uovo d'oro, riccamente ornato di diamanti, rubini cabochon, smeraldi, un grande diamante colorato in cima e uno zaffiro cabochon all'estremità appuntita. L'interno è concepito come un astuccio con un set di tredici attrezzi d'oro e diamanti.»
In una foto dell'epoca appare forse una piccola immagine sfocata di quest'oggetto, che potrebbe essere stato venduto nel 1952 ad un acquirente rimasto anonimo[3] per 1.200 sterline.[1]
Note
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Toby Faber, Fabergé's Eggs: The Extraordinary Story of the Masterpieces That Outlived an Empire, Random House, 2008, ISBN 978-1-58836-707-5.
- (EN) Christopher Forbes, Johann Georg Prinz von Hohenzollern, Fabergé, the imperial eggs, Prestel, 1990, ISBN 978-0-937108-09-3.
- (EN) Will Lowes, Christel Ludewig McCanless, Fabergé Eggs: A Retrospective Encyclopedia, Scarecrow Press, 2001, ISBN 0-8108-3946-6.
- (EN) Abraham Kenneth Snowman, Carl Faberge: Goldsmith to the Imperial Court of Russia, Gramercy, 1988, ISBN 0-517-40502-4.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Uovo nécessaire
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) 1889 Nécessaire Egg, su Mieks Fabergé Eggs, 1º aprile 2016. URL consultato l'11 agosto 2016.
- (EN) The Missing Nécessaire Egg, su Fabergé Research Site. URL consultato il 2 gennaio 2012 (archiviato dall'url originale il 6 maggio 2012).
- (EN) Imperial Necessaire Egg, su Fabergé Imperial Easter Eggs - Index, Matt & Andrej Koymasky, 24 ottobre 2011. URL consultato il 4 gennaio 2012.
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