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Tabù

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In una società umana un tabù (anche tabu nel solo senso proprio del termine, in ambito scientifico[1]; dal polinesiano tapu, in hawaiano kapu) è una forte proibizione (o interdizione), relativa ad una certa area di comportamenti e consuetudini, dichiarata "sacra e proibita". Infrangere un tabù è solitamente considerata cosa ripugnante e degna di biasimo da parte della comunità.

Mircea Eliade scrive: "Il cosiddetto tabù - parola polinesiana adottata dagli etnografi - è precisamente la condizione delle persone, degli oggetti e delle azioni isolate e vietate per il pericolo rappresentato dal loro contatto. In generale, sono o diventano tabù tutti gli oggetti, azioni o persone che recano, in virtù del modo di essere loro proprio, o acquistano, per rottura di livello ontologico, una forza di natura più o meno incerta".[2]

Il termine è derivato dalla lingua di Tonga ed è presente in numerose culture polinesiane. In queste culture un tabù (o tapu, kapu) ha anche significati religiosi. Il termine tabù (tapu) appartiene allo stesso ambiente culturale che ci ha fornito il termine mana.

James Frazer nella sua vastissima opera Il ramo d'oro ha studiato i diversi tipi di tabù in varie civiltà ed epoche: tabù di azioni (sui rapporti coi forestieri, sul mangiare e sul bere, sul mostrare la faccia, sull'uscire di casa, sul lasciare avanzi di cibo); tabù di persone (di capi e di re, di persone in lutto, di donne durante la mestruazione e il parto, di guerrieri, di omicidi, di cacciatori e pescatori); tabù di oggetti (del ferro, di armi taglienti e aguzze, del sangue, della testa, dei capelli e delle unghie tagliate, degli sputi, dei cibi, di nodi e anelli); tabù di parole (di nomi di persona, di parenti, dei nomi di morti, di nomi di re e di personaggi sacri, di nomi di dei).[3]

Quando una certa azione o abitudine è classificata come tabù, essa viene proibita, vengono istituite proibizioni e interdizioni riguardanti la sfera di attività che la riguardano. Alcune di esse sono sanzionate dalla legge con pene severe, altre provocano imbarazzo[4], vergogna e sono oggetto di insulti. Di seguito sono elencati alcuni esempi di tabù.

Restrizioni alimentari
Attività sessuali e di relazione
Attività corporee

Stato degli organi genitali, dell'aspetto e del comportamento:

Esposizione di parti del corpo

Restrizioni nell'uso del linguaggio:

Tabù e culture

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Non esistono tabù universali, cioè presenti in tutte le società, ma alcuni si ritrovano nella maggior parte di esse. Benché l'incesto sia ritenuto da alcuni un tabù universale[5], è considerato virtù nella religione zoroastriana[6][7] (almeno tra cugini) ed è attestato come prassi comune nell'Antico Egitto[8][9][10][11] e nella dinastia Sassanide[12]. I tabù possono avere varie funzioni e spesso accade che essi rimangano in effetto anche quando i motivi originali che li avevano ispirati non sussistono più. Per questo motivo alcuni sostengono che i tabù aiutano a scoprire la storia di una società quando non ci sono altri documenti a testimoniarla.

I tabù a volte sono talmente forti da coprire anche le stesse discussioni che li riguardano, col risultato che, a volte, in queste discussioni, invece di nominarli esplicitamente, si ricorre a termini edulcorati (eufemismi) oppure alla semplice sostituzione del termine con altro più o meno equivalente. Marvin Harris, esponente di spicco del materialismo culturale, si è sforzato di spiegare la genesi dei tabù come diretta conseguenza delle condizioni ambientali ed economiche delle società nel cui ambito essi si sviluppano.

Anche Sigmund Freud ha dato un contributo all'analisi dell'influenza dei tabù sul comportamento umano, mettendo l'accento sulla forte componente motivazionale inconscia che porta a considerare necessaria una certa proibizione. In questa sua visione, descritta nella collezione di saggi Totem e tabù, Freud ipotizza un nesso fra i comportamenti "proibiti" e la "santificazione" di oggetti e simboli appartenenti a determinati gruppi di soggetti fra di loro affini.

  1. ^ tabù in Vocabolario - Treccani, su www.treccani.it. URL consultato il 2 febbraio 2023.
  2. ^ Il Tabu e l'ambivalenza del sacro. Trattato di storia delle religioni, ed. Universale Bollati Boringhieri, pag. 17-18.
  3. ^ Il ramo d'oro, ed. Bollati Boringhieri, capitoli 19-20-21-22.
  4. ^ Bens, John H. “Taboo or Not Taboo.” College Composition and Communication, vol. 22, no. 3, 1971, pp. 215–220.
  5. ^ Lévi-Strauss, Claude, Le strutture elementari della parentela, Milano, Feltrinelli, 2003.
  6. ^ Sex and Punishment Four Thousand Years of Judging Desire, Eric Berkowitz. pp. 21–22, 2012.
  7. ^ Benjamin P. Givens and Charles Hirschman, “Modernization and Consanguineous Marriage in Iran,” Journal of Marriage and the Family 56, 1994, pp. 820-34.
  8. ^ Lewis, N. (1983). Life in Egypt under Roman Rule. Clarendon Press. ISBN 0-19-814848-8.
  9. ^ Frier, Bruce W.; Bagnall, Roger S. (1994). The Demography of Roman Egypt. Cambridge, UK: Cambridge University Press. ISBN 0-521-46123-5.
  10. ^ Shaw, B. D. (1992). "Explaining Incest: Brother-Sister Marriage in Graeco-Roman Egypt".Man, New Series 27 (2): 267–299. JSTOR 2804054
  11. ^ Hokins, Keith, Brother-Sister Marriage in Roman Egypt (PDF), su humweb.ucsc.edu, Comparative Studies in Society and History 22 (3): 303–354., 1980 (archiviato dall'url originale il 3 marzo 2016).
  12. ^ Michael Mitterauer, “The Customs of the Magians: The Problem of Incest in Historical Societies,” in Roy Porter and Mikuláš Teich, eds., Sexual Knowledge, Sexual Science: The History of Attitudes to Sexuality, Cambridge, UK, and New York, 1994, pp. 231-50.
  • Sigmund Freud, Totem e tabù, Newton Compton Italiana, 1970
  • Alan W. Watts, Il libro sui tabù che ci vietano la conoscenza di ciò che veramente siamo, Astrolabio. 1976

Voci correlate

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Altri progetti

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