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Sistema metropolitano regionale della Campania

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Il sistema metropolitano regionale della Campania (SMR) è un progetto infrastrutturale dell'amministrazione regionale della Campania.

Avviato nel 2000, la sua finalità è ampliare il piano comunale dei trasporti varato dal comune di Napoli nel 1997.[1]

Caratteristiche

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Si pone come obiettivo lo sviluppo e l'integrazione della mobilità ferroviaria campana attraverso interventi anche di carattere infrastrutturale. Il progetto di mobilità sostenibile consiste nella creazione di un sistema di trasporto integrato attraverso la riorganizzazione e l'ampliamento[2] delle reti che svolgono per la regione un servizio di trasporto pubblico locale e che hanno origini, caratteristiche e gestioni diverse tra loro.

Il sistema metropolitano regionale utilizza l'esistente tariffazione integrata[3] gestita dal consorzio UnicoCampania. Esso include servizi svolti dalle aziende che facevano capo all'Ente Autonomo Volturno (Circumvesuviana, SEPSA e MetroCampania NordEst[4]) nonché per quelli curati da Trenitalia nel territorio della Regione Campania.

Le infrastrutture

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Il progetto prevede l'utilizzo integrato, mediante l'adozione di orari che consentano di massimizzare gli interscambi nelle località nodo, delle reti su ferro preesistenti, ed in particolare:

La rete si avvale di materiale rotabile omogeneo, attraverso il revamping del materiale già esistente e l'acquisto di nuovi convogli.[5]

Il progetto prevede gli interventi già previsti per le linee 1 e 6 della metropolitana di Napoli gestite da ANM (i lavori sono realizzati dalla concessionaria MN-Metropolitana di Napoli S.p.A [6]) e per le linee del gruppo EAV (Circumvesuviana, Cumana, Circumflegrea, MetroCampania NordEst) nonché per il servizio ferroviario metropolitano di Salerno.

Il costo previsto per infrastrutture e materiale rotabile, al 2006, era pari a 8 miliardi di euro provenienti da fondi europei, nazionali ed enti locali. Nel maggio 2013, il Ministero dei trasporti di concerto con la Regione Campania, ha raggiunto un'intesa sul programma da realizzare in termini di infrastrutture e trasporti; il quadro di risorse complessive da investire ammonta complessivamente a 6 miliardi di euro.[7]

Dal 2000 al 2006 i passeggeri del trasporto pubblico in Campania erano aumentati del 30% mentre nella città di Napoli dal 1994 al 2006 i passeggeri passarono da 250.000 a più di un milione.[8]

Il numero complessivo di passeggeri trasportati, tuttavia dopo il 2010 (complice la crisi del comparto oltre che all'ingente esposizione debitoria dell'EAV che ha inciso sulla qualità e l'efficienza dei servizi), ha subito una significativa diminuzione, passando dai 1.247.198 del 2005 ai 1.044.587 del 2011[9].

A distanza di alcuni anni dalla formulazione del progetto il numero delle infrastrutture attive risulta significativamente diminuito a causa della soppressione del servizio su alcune linee ferroviarie regionali (come la Avellino-Rocchetta Sant'Antonio o la Castellammare-Gragnano[10]), così come i servizi svolti sulle reti EAV, stante al situazione di crisi che ha caratterizzato le stesse.

  1. ^ Piano comunale dei trasporti del 1997 del comune di Napoli
  2. ^ Grandi progetti Campania, su porfesr.regione.campania.it. URL consultato il 22 maggio 2013 (archiviato dall'url originale il 26 marzo 2013).
  3. ^ I sistemi a tariffa integrata prevedono un unico titolo di viaggio per muoversi su più mezzi di trasporto
  4. ^ Linee del Gruppo Eav - Eavholding.it Archiviato il 25 ottobre 2014 in Internet Archive.
  5. ^ Vetrella: Nuovi treni e biglietti in Campania, su ilmattino.it. URL consultato il 22 maggio 2013 (archiviato dall'url originale il 31 ottobre 2013).
  6. ^ MN Metropolitana di Napoli Spa
  7. ^ Trasporti e infrastrutture, sei miliardi in arrivo - Il Mattino.it, su ilmattino.it. URL consultato il 22 maggio 2013 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  8. ^ Il Progetto della Metropolitana di Napoli e della Campania
  9. ^ SIT e bigliettazione elettronica: modelli a confronto, presentazione a cura del CESIT, 7 maggio 2012. Scarivabile dal sito www.ferpress.it. URL consultato nel maggio 2013
  10. ^ La Repubblica On Line, 15 luglio 2012 URL Consultata nel maggio 2013

Voci correlate

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