Plantago sempervirens
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Piantaggine legnosa | |
---|---|
Plantago sempervirens | |
Classificazione APG IV | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
(clade) | Angiosperme |
(clade) | Mesangiosperme |
(clade) | Eudicotiledoni |
(clade) | Eudicotiledoni centrali |
(clade) | Asteridi |
(clade) | Euasteridi I |
Ordine | Lamiales |
Famiglia | Plantaginaceae |
Tribù | Plantagineae |
Classificazione Cronquist | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
Sottoregno | Tracheobionta |
Superdivisione | Spermatophyta |
Divisione | Magnoliophyta |
Classe | Magnoliopsida |
Sottoclasse | Asteridae |
Ordine | Lamiales |
Famiglia | Plantaginaceae |
Genere | Plantago |
Specie | P. sempervirens |
Nomenclatura binomiale | |
Plantagp sempervirens Crantz, 1766 | |
Nomi comuni | |
Piantaggine sempreverde |
La piantaggine legnosa (Plantagp sempervirens Crantz, 1766) è una pianta erbacea perenne della famiglia delle Plantaginaceae[1].
Etimologia
[modifica | modifica wikitesto]Il nome generico (Plantago) deriva dalla parola latina "planta" che significa "pianta del piede" e fa riferimento alle piatte foglie basali di questa pianta simili a "piante di un piede".[2][3] L'epiteto specifico (sempervirens) significa "sempre-verde".[4][5]
Il nome scientifico della specie è stato definito dal medico e botanico lussemburghese naturalizzato austriaco Heinrich Johann Nepomuk von Crantz (Roodt, 25 novembre 1722 – Judenburg, 18 gennaio 1799) nella pubblicazione "Institutiones Rei Herbariae juxta nutum Naturae Digestae ex Habitu - 2: 331" del 1766.[6]
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]Le piante di questa voce hanno una altezza variabile da 1 a 3 dm. La forma biologica è camefita suffruticosa (Ch suffr), sono piante perenni e legnose alla base, con gemme svernanti poste ad un'altezza dal suolo tra i 2 ed i 30 cm (le porzioni erbacee seccano annualmente e rimangono in vita soltanto le parti legnose).[7][8][9][10][11]
Radici
[modifica | modifica wikitesto]Le radici sono legnose.
Fusto
[modifica | modifica wikitesto]La parte aerea del fusto è legnosa, ramificata e contorta. In genere le foglie morte lungamente persistenti avvolgono il fusto.
Foglie
[modifica | modifica wikitesto]Le foglie, radicate ai nodi, sono disposte in modo opposto ed hanno una lamina strettamente lineare. Sono provviste di una breve pubescenza appressata e sono ricoperte da sparse ciglia fioccose. La guaina delle foglie è allargata e più o meno amplessicaule. Dimensione delle foglie: larghezza 1 mm; lunghezza 10 – 25 mm.
Infiorescenza
[modifica | modifica wikitesto]Le infiorescenze sono delle spighe composte da fiori riuniti in gran numero; i fiori sono sessili, piccoli e ridotti in ogni elemento. Le spighe hanno delle forme ovate e sono posizionate alla fine di peduncoli nudi lunghi 5 – 7 cm. Nell'infiorescenza sono presenti delle ampie squame mucronate e carenate. Lunghezza dei peduncoli: 5 – 7 cm. Dimensione delle spighe: larghezza 6 – 9 mm (massimo 1,5 cm); lunghezza 9 – 12 mm. Dimensione delle squame: larghezza 4 mm; lunghezza 7 mm.
Fiore
[modifica | modifica wikitesto]I fiori sono ermafroditi, attinomorfi, tetrameri (4-ciclici), ossia con quattro verticilli (calice – corolla - androceo – gineceo) e tetrameri (4-meri: la corolla e il calice sono più o meno a 4 parti).
- Formula fiorale. Per la famiglia di queste piante viene indicata la seguente formula fiorale:
- X oppure *, K (4-5), [C (2+3) oppure (4), A 2+2 oppure 2] G (2), (supero), capsula.[8]
- Calice: il calice formato da 4 sepali è gamosepalo e attinomorfo a forma di tubo terminante con 4 denti (la parte terminale dei quattro sepali) a forma ovata (soprattutto quelli anteriori). I sepali possono essere leggermente riuniti 2 a 2.
- Corolla: la corolla formata da 4 petali è gamopetala e attinomorfa (in realtà i petali da 5 sono diventati 4 per fusione dei due petali superiori). La consistenza è membranosa (o scariosa) ed ha un tubo allungato terminante con 4 lobi patenti. Il colore è bianco (o giallastro). Lunghezza dei lobi della corolla: 3 mm.
- Androceo: gli stami sono 4 didinami e epipetali (ossia adnati all'interno della corolla con disposizione alternata rispetto ai petali); la loro lunghezza supera quella della corolla. I filamenti sono colorati di marrone. Le antere sono grosse a due logge con base debolmente sagittata (le sacche polliniche sono divergenti) e deiscenza longitudinale. Il colore delle antere è giallastro. I grani pollinici sono tricolporati. Dimensione delle antere: 2 mm.
- Gineceo: l'ovario è supero formato da due carpelli saldati (ovario biloculare; ma possono essere presenti da 1 fino a 4 loculi). In ogni loculo si trova uno o più ovuli a placentazione assile (se il loculo è uno solo, allora la placentazione può essere libera, centrale o basale). Gli ovuli hanno un solo tegumento e sono tenuinucellati (con la nocella, stadio primordiale dell'ovulo, ridotta a poche cellule).[12] Lo stilo è unico, filiforme con uno stigma cilindrico o usualmente bilobo (a volte lo stigma è piumoso). Il disco nettario è assente (l'impollinazione è soprattutto anemogama).
- Fioritura: da aprile a settembre.
Frutti
[modifica | modifica wikitesto]I frutti sono delle capsule da ovoidi a ellissoidi con deiscenza trasversale (opercolata, ossia con coperchio) in parte nascoste dai sepali persistenti. I semi sono numerosi; il colore è bruno-rossastro. I cotiledoni sono paralleli al lato ventrale.
Riproduzione
[modifica | modifica wikitesto]- Impollinazione: l'impollinazione avviene in parte tramite insetti (impollinazione entomogama), ma soprattutto tramite il vento (impollinazione anemogama).[7]
- Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l'impollinazione dei fiori (vedi sopra).
- Dispersione: i semi cadendo a terra (dopo essere stati trasportati per alcuni metri dal vento – disseminazione anemocora) sono successivamente dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria), ma anche da uccelli.[8]
Distribuzione e habitat
[modifica | modifica wikitesto]- Geoelemento: il tipo corologico (area di origine) è (Sud) Ovest - Mediterraneo (Eurimediterraneo).
- Distribuzione: in Italia è una specie comune al Nord e al Centro. Nelle Alpi si trova ad occidente. Fuori dall'Italia, sempre nelle Alpi, questa specie si trova in Francia (dipartimenti di Alpes-de-Haute-Provence, Hautes-Alpes, Alpes-Maritimes, Drôme, Isère e Savoia). Sugli altri rilievi europei collegati alle Alpi si trova nel Massiccio del Giura, Massiccio Centrale e Pirenei.[14]
- Habitat: l'habitat tipico per questa specie sono i prati aridi di tipo steppico, anche tra gli affioramenti rocciosi e sabbie, ghiaioni e pietraie. Il substrato preferito è calcareo ma anche calcareo/siliceo con pH basico, medi valori nutrizionali del terreno che deve essere arido.[14]
- Distribuzione altitudinale: sui rilievi queste piante si possono trovare fino a 1200 m s.l.m.; frequentano quindi i seguenti piani vegetazionali: collinare e montano (oltre a quello planiziale – a livello del mare).
Fitosociologia
[modifica | modifica wikitesto]Areale alpino
[modifica | modifica wikitesto]Dal punto di vista fitosociologico alpino Plantago sempervirens appartiene alla seguente comunità vegetale:[14]
- Formazione: delle comunità a emicriptofite e camefite delle praterie rase magre secche
- Classe: Festuco-Brometea
Areale italiano
[modifica | modifica wikitesto]Per l'areale completo italiano Plantago sempervirens appartiene alla seguente comunità vegetale:[15]
- Macrotipologia: vegetazione delle praterie
- Classe: Festuco valesiacae-brometea erecti
- Ordine: Festucetalia valesiacae
- Alleanza: Stipo capillatae-poion carniolicae
Descrizione: l'alleanza Stipo capillatae-poion carniolicae consiste in praterie xerofile, steppiche, calcicole, situate nelle valli delle Alpi occidentali, caratterizzate da clima continentale con modeste precipitazioni annuali. Distribuzione: è un'alleanza tipicamente continentale; in Italia è diffusa nelle valli interne delle Alpi occidentali. La struttura della vegetazione e la composizione floristica è quella delle cenosi costituite da specie tipiche di ambienti steppici e pseudo-steppici cui si aggiungono elementi submediterranei. Si tratta di formazioni che si costituiscono spesso per alterazione ed impoverimento del suolo dovuto ad un'utilizzazione intensiva del territorio; in seguito l'abbandono del pascolo può comportare la perdita di queste cenosi per l'inserimento di elementi estranei come arbusteti del Berberidion vulgaris.[16]
Tassonomia
[modifica | modifica wikitesto]La famiglia di appartenenza della specie (Plantaginaceae) comprende 113 generi e 1800 specie[8] (114 generi e 2100 specie[10] o anche 90 generi e 1900 specie[17] secondo altre fonti) ha una distribuzione più o meno cosmopolita ma con molti taxa distribuiti soprattutto nelle zone temperate e nell'areale mediterraneo. Il genere Plantago si compone di oltre 250 specie una trentina delle quali sono presenti nella flora spontanea italiana. All'interno della famiglia Plantaginaceae il genere di questa specie è descritto nella tribù Plantagineae.[18]
Il genere Plantago è suddiviso in 4 sottogeneri (subg. Plantago; subg. Coronopus (Lam. & DC.) Rahn; subg. Psyllium (Juss.) Harms; subg. Bougueria (Decne) Rahn & Reiche). La specie di questa voce è descritta all'interno del sottogenere Plantago sect. Psyllium insieme ad altre specie come Plantago afra L., Plantago indica L., Plantago lanceolata L. e altre.[19]
Sinonimi
[modifica | modifica wikitesto]Questa entità ha avuto nel tempo diverse nomenclature. L'elenco seguente indica alcuni tra i sinonimi più frequenti:[20][21]
- Plantago cynops L.
- Plantago repens Samp.
- Plantago suffruticosa Lam.
- Psyllium sempervirens (Crantz) Soják
- Psyllium suffruticosum (Lam.) Dum.Cours.
Specie simili
[modifica | modifica wikitesto]Le specie del genere Plantago sono difficili da distinguere una dall'altra. La seguente tabella evidenzia i caratteri più significativi delle due specie più simili a quella di questa voce:[7]
- Plantago indica L.: il ciclo biologico della pianta è annuale; il fusto è erbaceo ed eretto; le brattee sono dimorfe; quelle inferiori hanno la base allargata (3 – 4 mm), hanno una consistenza membranosa e sono sormontate (prolungate) da una resta erbacea lineare di 3 – 6 mm; quelle superiori hanno delle forme da ovali a oblanceolate.
- Plantago afra L.: il ciclo biologico della pianta è annuale; il fusto è erbaceo ed eretto; le brattee sono tutte più o meno uguali, acute e lunghe 4 – 8 mm.
- Plantago sempervirens Crantz: il ciclo biologico della pianta è perenne; i fusti sono legnosi con portamento contorto.
Altre notizie
[modifica | modifica wikitesto]La piantaggine sempreverde' in altre lingue è chiamata nei seguenti modi:[14]
- (DE) Strauch-Wegerich
- (FR) Plantain toujours vert
- (EN) Shrubby Plantain
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ (EN) Plantago sempervirens Crantz, su The Plant List. URL consultato il 23 febbraio 2016.
- ^ Botanical names, su calflora.net. URL consultato il 26 dicembre 2015.
- ^ David Gledhill 2008, pag. 305.
- ^ Botanical names, su calflora.net. URL consultato il 23 febbraio 2016.
- ^ David Gledhill 2008, pag. 349.
- ^ The International Plant Names Index, su ipni.org. URL consultato il 23 febbraio 2016.
- ^ a b c Pignatti 1982, Vol. 2 - pag. 637.
- ^ a b c d Judd, pag. 493.
- ^ Motta 1960, Vol. 3 - pag. 359.
- ^ a b Strasburger, pag. 852.
- ^ Kadereit 2004, pag. 327.
- ^ Musmarra 1996.
- ^ Conti et al. 2005, pag. 144.
- ^ a b c d e Aeschimann et al. 2004, Vol. 2 - pag. 178.
- ^ Prodromo della vegetazione italiana, su prodromo-vegetazione-italia.org, p. Plantago sempervirens. URL consultato il 24 gennaio 2016.
- ^ Prodromo della vegetazione italiana, su prodromo-vegetazione-italia.org, p. 51.1.3 ALL. STIPO CAPILLATAE-POION CARNIOLICAE BR.-BL. 1961. URL consultato il 24 gennaio 2016.
- ^ Angiosperm Phylogeny Website, su mobot.org. URL consultato il 27 dicembre 2015.
- ^ Olmstead 2012.
- ^ Ronsted et al. 2002.
- ^ Plantago sempervirens, su The Plant List. URL consultato il 24 febbraio 2016.
- ^ EURO MED - PlantBase, su ww2.bgbm.org. URL consultato il 24 febbraio 2016.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Sandro Pignatti, Flora d'Italia. Volume secondo, Bologna, Edagricole, 1982, p. 637, ISBN 88-506-2449-2.
- AA.VV., Flora Alpina. Volume secondo, Bologna, Zanichelli, 2004, p. 178.
- Giacomo Nicolini, Enciclopedia Botanica Motta., Milano, Federico Motta Editore. Volume 3, 1960, p. 3596.
- David Gledhill, The name of plants (PDF), Cambridge, Cambridge University Press, 2008. URL consultato il 24 febbraio 2016 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
- Eduard Strasburger, Trattato di Botanica. Volume secondo, Roma, Antonio Delfino Editore, 2007, p. 852, ISBN 88-7287-344-4.
- F.Conti, G. Abbate, A.Alessandrini, C.Blasi, An annotated checklist of the Italian Vascular Flora, Roma, Palombi Editore, 2005, p. 144, ISBN 88-7621-458-5.
- Judd S.W. et al, Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, p. 493, ISBN 978-88-299-1824-9.
- Alfio Musmarra, Dizionario di botanica, Bologna, Edagricole, 1996.
- Richard Olmstead, A Synoptical Classification of the Lamiales, 2012.
- Kadereit J.W, The Families and Genera of Vascular Plants, Volume VII. Lamiales., Berlin, Heidelberg, 2004, p. 327.
- Nina Rønsted, Mark W. Chase, Dirk C. Albach & Maria Angelica Bello, Phylogenetic relationships within Plantago (Plantaginaceae): evidence from nuclear ribosomal ITS and plastid trnL-F sequence data (PDF), in Botanical Journal of the Linnean Society, vol. 139, 2002, pp. 323–338.
Altri progetti
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Collegamenti esterni
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- Plantago sempervirens The Plant List - Checklist Database
- Plantago sempervirens EURO MED - PlantBase Checklist Database
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