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Monumento naturale Sistema naturalistico delle cave di Molera di Malnate e Cagno

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Sistema naturalistico delle cave di Molera di Malnate e Cagno
Tipo di areaMonumento Naturale
StatiBandiera dell'Italia Italia
RegioniLombardia
ProvinceVarese, Como
ComuniMalnate (VA), Solbiate con Cagno (CO)
Superficie a terra165 ha
Provvedimenti istitutiviD.g.r. nº X/4364 del 20/11/2015
GestoreParco Valle del Lanza
Sito istituzionale

Il Sistema naturalistico delle cave di Molera di Malnate e Cagno è un'area protetta situata nel territorio del Parco Valle del Lanza, tra le province di Varese e Como, più precisamente nei Comuni di Malnate (VA) e Solbiate con Cagno (CO), creata per permettere la conservazione degli affioramenti di pietra arenaria e l'ecosistema sviluppatosi attorno ad essi.

L'area dichiarata Monumento naturale si estende per 165 ettari sul versante meridionale della valle del torrente Lanza, tra i Comuni di Malnate (VA) e Solbiate con Cagno (CO). È principalmente caratterizzata dai numerosi affioramenti di roccia arenaria, formazione del gruppo della Gonfolite testimone della storia geologica dell'area prealpina, che a partire dal XV secolo e fino all'inizio del XX ha conosciuto una intensa attività estrattiva per fini edilizi[1].

L'interno di una cava di arenaria (molera)

Tutta la fascia prealpina, dalla Lombardia occidentale fino al Veneto, è caratterizzata da affioramenti di rocce definite un tempo molasse, cioè rocce sedimentarie terrigene (che derivano dall'erosione di altre rocce) che comprendono diverse litologie: peliti (rocce formatesi dalla consolidazione di sedimento fangoso), marne (frazione argillosa e carbonatica), arenarie (sabbia) e conglomerati (granuli grossolani in matrice fine). Si sono formate diversi milioni di anni fa, dal Cretaceo (90-70 Ma) fino al Miocene (20-15 Ma), in seguito all’erosione delle Alpi che si stavano formando e al trasporto verso il bacino marino che si trovava ai piedi delle montagne nell’odierna pianura padana[1].

In Lombardia nord-occidentale ci sono tre formazioni riconducibili a queste rocce: il Flysch di Bergamo (BG e LC) e le Arenarie di Sarnico (CO) sono i più antichi e risalgono al Cretaceo; più recente (Oligocene-Miocene) è la Gonfolite lombarda[1].

Quest'ultima consiste in un gruppo di formazioni rocciose che affiora al bordo padano della catena alpina tra Como e Varese. La litologia dei corpi sedimentari è varia e comprende tutte quelle viste in precedenza. Deriva dalla sedimentazione dei detriti erosi dalle Alpi in formazione e trasportati in mare, con la formazione di conoidi sottomarine. L’analisi dei microfossili ha individuato organismi tipici dei fondali marini, mentre la struttura delle parti più grossolane (conglomerati) sembra molto simile a quella delle zone deltizie. La presenza di resti di piante continentali, indica la vicinanza delle terre emerse. Riunendo queste caratteristiche rilevate, è stata stabilita l’origine torbiditica della gonfolite, cioè da quei depositi che si formano sul bordo della scarpata continentale, lo zoccolo che circonda i continenti al di sotto delle acque del mare. Qui i detriti trasportati dai fiumi vengono spinti al largo dalla corrente, poi trascinati verso il basso dalla gravità e formano delle conoidi sottomarine, caratterizzate da porzioni più profonde di sedimenti fini (di cui sono caratteristici i microfossili) e porzioni più superficiali con sedimenti più grossolani, che corrispondono alla zona del delta fluviale[1].

Il gruppo della Gonfolite, che inizialmente aveva un significato lato includendo tutte le formazioni, è stato suddiviso in due parti: formazione di Chiasso (Oligonece), a prevalenza marne, affiorante tra Como e Chiasso (Sasso Cavallasca) e gruppo della Gonfolite s.str. (Oligocene superiore-Miocene medio; spessore 2300 m), dove prevalgono conglomerati e arenarie, articolato in diverse formazioni in base alla località tipo, che si susseguono dal basso verso l’alto in base al periodo di deposizione (dall’Oligocene al Miocene inferiore)[1].

Tra di esse le Arenarie di Malnate, che affiorano da Gornate fino a Rodero, sfruttate in periodo storico per la facilità di estrazione e lavorazione[1].

La particolare posizione geografica, lungo i naturali assi nord-sud ed est-ovest del corridoio ecologico rappresentato dal Parco del Lanza, e la naturalità degli ambienti circostanti, vedono l'area del Monumento Naturale come luogo di transito e stazionamento nelle fasi di alimentazione dei grandi ungulati presenti nel Parco e nelle aree circostanti, cervo e cinghiale.

Nell'ambito dello studio svolto da Maddalena nel 2007, sono stati rilevati all'interno delle cave di arenaria nuclei di Rana latastei, Rana dalmatina e Salamandra salamandra[2].

Classificata come "acero-frassineto" dal piano di indirizzo forestale della provincia di Varese e "robinieto misto" dall'analogo documento della provincia di Como, l'area boscata nella parte malnatese si presenta come un bosco misto con alcuni residui di foresta a carpini e quercia, dominato per lo più da robinia con l'ingresso di specie esotiche quali quercia rossa e ciliegio tardivo. La parte comasca, sottoposta costantemente a tagli a raso in corrispondenza delle linee elettriche, risulta floristicamente più degradata.

  • Massimiliano Naressi, Lapides Molares. Antiche glorie della pietra molera, Varese, Macchione Editore, 2007.
  • Tiziano Maddalena, Progetto transfrontaliero di valorizzazione e di gestione dei biotopi umidi del Mendrisiotto e del Parco della Valle del Lanza e zona collinare di confine, 2007.

Collegamenti esterni

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