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Monetazione bresciana

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Denaro scodellato
+BRI.SIA, piccola croce +FREDERICVS, W/PR/I.
BI 0,68 g, 1° periodo
Pandolfo Malatesta (1404-1421)
Testa di moro PAMDVLFVS (rosetta), croce fiorita
BI 0,61g

Per monetazione bresciana si intende è l'attività di produzione autonoma di monete pertinente alla città di Brescia. Infatti, fin dall'VIII secolo, durante il periodo longobardo, fu attiva in città una zecca autonoma, allora tra le più importanti del regno. L'attività di conio fu poi ripresa durante l'età comunale, quando vennero promossi a più riprese denari, come quelli effigianti l'imperatore Federico I Barbarossa. L'ultimo periodo di esistenza certa di una zecca autonoma è riscontrabile durante la dominazione Malatestiana della città, con le monete intitolate a Pandolfo III Malatesta.

Presunta zecca d'età gallica e monete

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Nonostante le supposizioni avanzate in merito da Gian Paolo Bognetti, non si è in grado di avvalorare l'ipotesi secondo cui la Brescia d'età cenomane, allora capitale del regno, avrebbe coniato moneta propria e dunque potesse disporre di una zecca autonoma.[1][2]

La zecca longobarda e la fase altomedievale

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La più antica zecca della città di Brescia, o perlomeno la più antica di cui si abbia traccia, fu fondata invece da re Desiderio, ultimo re dei Longobardi, durante il suo ventennale regno in cui Brescia rivestì importanza primaria. In ogni caso egli promosse, almeno inizialmente, esemplari simili ai suoi predecessori e rappresentanti al diritto il monogramma e al rovescio appunto la figura di san Michele, tipologia per Desiderio nota da un solo esemplare rinvenuto nel ripostiglio di Mezzomerico, in provincia di Novara.[2]

Ad un certo punto del suo regno, tuttavia, egli fu promotore di un decentramento della monetazione rispetto alle zecche usuali e varò una vera e propria riforma monetaria accompagnata dalla promozione della tipologia del tremisse 'stellato'. A tal proposito è da segnalare la tipologia di un tremisse proveniente dalla zecca della città di Brescia: l'unico esemplare sopravvissuto di questa moneta, di proprietà dei Musei Civici di Arte e Storia, ha un peso di 1,04 grammi e un diametro di 17,5 millimetri, andando in tal modo ad annoverare nel quadro delle cosiddette città Flaviae anche la stessa Brescia.[2] Questa moneta, che costituisce la più antica prova di una zecca situata in città, presenta al diritto la legenda +FL.AVIABREXIA intorno a un fiore o una stella, il tutto inscritto in un cerchio lineare; al rovescio, invece, presenta la legenda +DNDESIDERXRX ("dn" e "rx" sono in nesso) contornata una croce greca potenziata.[2]

  1. ^ Bognetti, p. 118.
  2. ^ a b c d Arslan, p. 203.
  • Vincenzo Pialorsi, Le monete della zecca di Brescia, Brescia, Grafo, 1996.
  • G.P. Bognetti, Dalle origini alla caduta della signoria viscontea (1426), in Giovanni Treccani degli Alfieri (a cura di), Storia di Brescia, Brescia, Morcelliana, 1963, SBN IT\ICCU\RAV\0147628.
  • Ermanno A. Arslan, Il tremisse 'stellato' di Desiderio per Brescia. La moneta tra Longobardi e Carolingi, in Carlo Bertelli e Gian Pietro Brogiolo (a cura di), Il futuro dei Longobardi: l'Italia e la costruzione dell'Europa di Carlo Magno, Milano, Skira, 2000, pp. 197-209, ISBN 88-7385-502-4, SBN IT\ICCU\VEA\0185088.
  • Vincenzo Pialorsi, L'attività della zecca: 1406-1408, in La Signoria di Pandolfo III Malatesta a Brescia, Bergamo e Lecco, a cura di Giorgietta Bonfiglio Dosio e Anna Falcioni, Centro Studi Malatestiani (Storia della Signoria dei Malatesti, VIII ) pagg. 137/153, Rimini, Ghigi, 2000.
  • Antonio Fappani (a cura di), ZECCA e moneta nel Bresciano, in Enciclopedia bresciana, vol. 22, Brescia, La Voce del Popolo, 2007, OCLC 955603550, SBN IT\ICCU\LO1\1185891.
  • Eugenio Mainetti Gambera, Brescia nelle monete, Brescia, Grafo, 1991, ISBN 88-7385-098-7.
  • Edoardo Martinori, La moneta - Vocabolario generale, Roma, Istituto italiano di numismatica, MCMXV (1915).

Voci correlate

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