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Era Ludovisi

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L'Era Ludovisi a palazzo Altemps

L'Era Ludovisi (o Giunone Ludovisi) è una testa femminile colossale in marmo pario[1] del I secolo d.C., esposta a palazzo Altemps (una delle sedi del Museo Nazionale Romano) a Roma.

La testa apparteneva ad un acrolito ed è interpretata come una raffigurazione della dea Era, o, più recentemente, come un ritratto di Antonia minore (o anche di Livia) con gli attributi di Giunone.

Storia delle ricerche

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La testa fu probabilmente rinvenuta a Roma e fece parte della collezione del cardinale Federico Cesi (1500-1565)[2], da dove passò nel 1622 alla collezione del cardinale Ludovico Ludovisi (1595-1632). All'epoca fu identificata come parte di una colossale statua di culto della dea Era - Giunone.

Ebbe ampia fama nel Settecento, quando venne considerata un'incarnazione della bellezza ideale greca: la ammirarono o ne furono ispirati Winckelmann (che la considerava la più bella testa di Giunone[3]), Goethe (che ne tenne nella sua casa romana una riproduzione in gesso e la paragonava a un canto di Omero[4]), Schiller (che la descrive come esempio di bellezza ideale) e von Humboldt[5].

Dalla fine dell'Ottocento si cominciò a dubitare dell'identificazione della testa con Giunone e si propose che potesse essere stata invece un ritratto di Antonia minore (36 a.C. - 37 d.C.), nipote di Augusto, nonna di Caligola e madre di Claudio, rappresentata come Giunone, probabilmente dopo la sua morte[6], oppure Livia, la moglie di Augusto[7].

La testa è di dimensioni colossali e l'accolito al quale apparteneva doveva raggiungere, se la raffigurava in piedi, un'altezza di oltre 5 metri e mezzo. I lineamenti del viso sono idealizzati e poco personalizzati e il volto guarda direttamente l'osservatore. Il capo è coperto da un diadema decorato con palmette. La ricca acconciatura raccoglie i capelli sulla nuca, mentre delle ciocche di riccioli ricadono sulle spalle mescolandosi a delle bende sacerdotali.

  1. ^ Costantini 1992 (citata in bibliografia) p.122: l'altezza della testa è di 116 cm.
  2. ^ Giustozzi 2005 (citato in bibliografia) p.140
  3. ^ Giovanni Winckelmann, Storia della arti del disegno presso gli antichi (traduzione dal tedesco di Carlo Fea), tomo I, Roma 1783, p.316 (libro V, capitolo II, § 9) (testo on line su Wikisource).
  4. ^ Johann Wolfgang Goethe, Ricordi di viaggio in Italia (traduzione dal tedesco di Augusto Nomis di Cossilla), Milano 1875 (edizione originale del 1787) p.167 (testo on line su Wikisource)
  5. ^ Wilhelm von Humboldt, "Juno Ludovisi", in Albert Leitzmann, Wilhelm von Humboldts gesammelte Schriften parte 1, volume 9, Behr, Berlin 1912, p.199 (testo on line in tedesco.
  6. ^ Tölle-Kastenbein, 1974 e Kokkinos 1992, pp.119-120 (citati in bibliografia).
  7. ^ Jongkees, 1942 (citato in bibliografia), pp.13-16.
  • Jan Hendrik Jongkees, "De Hera Ludovisi en Livia", in Bulletin Antieke Beschaving, 17, 1942, pp.13-16.
  • Renate Tölle-Kastenbein, "Juno Ludovisi: Hera oder Antonia Minor?" in Mitteilungen des Deutschen Archàologischen Instituts. Atenische Abteilung, 89, 1974, pp.241-253, tavv. 91–96.
  • Alessandra Costantini, "Hera Ludovisi", in Antonio Giuliano (a cura di) La collezione Boncompagni Ludovisi. Algardi, Bernini e la fortuna dell'antico (catalogo della mostra, Roma 1992-1993), Marsilio, Venezia 1992, n.10, pp.122-127
  • Nikos Kokkinos, Antonia Augusta: Portrait of a Great Roman Lady ,Routledge, London/New York 1992, pp. 119–121.
  • Rolf Winkes, Livia, Octavia, Julia, Art and Archaeology Publications, Louvain-la-Neuve/Providence 1995.
  • Charles Brian Rose, Dynastic Commemoration and Imperial Portraiture in the Julio- Claudian Period. Cambridge University Press, Cambridge 1997.
  • Hermann Pflug, "Der flüchtige Zauber der Juno. Die "Juno Ludovisi" zwischen Idealisierung und Erforschung", in Antike Welt 31, 1, 2000, pp.. 37–42.
  • Nunzio Giustozzi,, "Una Giunone adorata", in Adriano La Regina (a cura di), Museo nazionale romano, Electa, Milano 2005, ISBN 88-370-37430, p.140.

Voci correlate

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Altri progetti

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