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Andrea Belvedere

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Andrea Belvedere (Napoli, 1646-1652 – Napoli, 1732) è stato un pittore italiano, rappresentante della tradizione dei fioranti napoletani.

Anatre e fiori, Palazzo Pitti

«Non si ha nessuna certezza in che anno nascesse l'abate Andrea Belvedere...perciochè, con maraviglia di tutti quei che lo sapeano per uomo scienziato e buon filosofo, nascondeva il numero degli anni suoi»

Iniziò a dipingere sul finire degli anni 1660 a Napoli, dove nei cinquant'anni precedenti si era diffusa la pittura di fiori dei "fioranti", a partire da Giacomo Recco, pioniere in città della natura morta; vi dipingevano Giovan Battista Ruoppolo e Giuseppe Recco, suo principale modello, e si avvertiva ancora l'influenza di Paolo Porpora, che si era già spostato a Roma.

Si dedicò nel periodo giovanile al tema del vaso con pochi fiori: le sue prime opere furono due dipinti con Garofani e tulipani nella bottiglia di vetro(Museo Correale di Terranova di Sorrento), e due dipinti à pendant con Garofani e Tulipani in vasi rossi (Museo nazionale di Capodimonte), in cui l'immagine è affidata a pochi tratti essenziali[senza fonte].

A imitazione di Giuseppe Recco dipinse la Natura morta di pesci (Museo nazionale di San Martino), che si distingueva per la delicatezza dell'esecuzione[senza fonte]. Riprese i modi di Daniel Seghers per una Ghirlanda di fiori con amorino (Museo Correale di Terranova di Sorrento).

Dopo il 1672 poté osservare l'opera di Abraham Brueghel, giunto a Napoli da Roma, recando notizia delle ultime novità fiamminghe di Frans Snyders, ma entrambi ebbero scarso influsso sulla sua pittura. Intorno al 1680 dipinse le Ipomee et boules de neiges (viburni)[1]. Con questa composizione l'artista abbandonò le tradizioni della scuola naturalistica napoletana, dando maggiore importanza alle possibilità espressive della pittura di genere[senza fonte].

Dopo il 1685 e fino alla partenza per la Spagna fu il periodo migliore della sua carriera artistica[senza fonte]. Dipinse le Anatre e fiori (Palazzo Pitti), Fiori,frutta e anatre (Museo Correale di Terranova), e Fiori e frutta in un paesaggio (Museo del Louvre), che poneva attenzione alla tessitura della luce.

Probabilmente in un momento successivo dipinse ancora i Fiori nella conca di rame (Museo Correale); in questa tela è chiara l'influenza della scuola francese (Jean-Baptiste Monnoyer).

"Fiori e frutta in un paesaggio", Museo del Louvre

Nel 1694 si trasferì in Spagna, chiamato da re Carlo II su consiglio di Luca Giordano, dove collaborò alla decorazione dell'Escorial, costretto ad un ruolo di secondo piano sotto le direttive del Giordano[2]. Nel suo nuovo ruolo di pittore al servizio del re accentuò le caratteristiche decorative, in contrasto con la sua precedente produzione, come nei due Floreros (Museo del Prado), con stile influenzato dalle opere di Karel van Vogelaer.

Nel 1700, alla morte del re Carlo II tornò a Napoli con un vitalizio[3] e abbandonò la pittura per dedicarsi al teatro[4]: ebbe infatti una notevole cultura, in filosofia, teologia e lettere.

Non ebbe figli, ma si formarono alla sua bottega Gaspare Lopez e Tommaso Realfonso (Masillo), protagonisti della natura morta napoletana nel Settecento.

  1. ^ Il dipinto è descritto da Raffaello Causa: La malinconia crepuscolare di un ramo di fiori di siepe che si abbandona sullo stagno...contro un vasto fondale condotto al segno del notturno.
  2. ^ Spariscono le capricciose incursioni nei liberi campi dell'invenzione lirica (Causa).[senza fonte]
  3. ^ Tornò a Napoli "tuttocché impigrito" racconta il De Dominici[senza fonte].
  4. ^ Benedetto Croce. " Così dunque passò il restante della vita con divertimenti passatempi conversazioni e commedie...o pur ritoccava alcuna cosa al suo diletto Masillo (De Dominici)".[senza fonte]
  • Raffaello Causa, Andrea Belvedere pittore di fiori, EAN 2560009117065, Arti grafiche Ricordi, 1964.
  • Giuseppe De Logu, Natura morta italiana, Istituto italiano d'arti grafiche, 1962.
  • Bernardo De Dominici, Vite de' pittori, scultori ed architetti napoletani, Tipografia Trani 1840-1846.
  • Federico Zeri La Natura Morta in Italia, Mondadori Electa, Milano 1989, ISBN 8843527630, pp.936-940.

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